INTERVISTE / DETTAGLIO INTERVISTA

05.09.2020

«La scintilla scoccò a Parigi e il pallone finì in un angolo»

Abbiamo il piacere di riportare qui di seguito l'intervista a Rémy Bertola pubblicata ieri dal Corriere del Ticino (foto di repertorio).

La passione è sbocciata al Roland Garros quando era ancora un ragazzino. Il tennis aveva preso il posto del calcio, che aveva subito abbandonato. Rémy Bertola, che è a ridosso dei primi dieci giocatori in Svizzera, racconta la sua storia. Il tutto dopo aver agguantato i quarti di finale dell'ITF di Caslano.

Mamma sportiva (appassionata di ginnastica), papà un po' meno, anche se si è sempre divertito con gli sci. Ma dove e come è nata, allora, la grande passione di Rémy Bertola per il gioco con la racchetta e le palline?

«Avevo otto anni ed ero a Parigi, in vacanza con i miei genitori. Giocavo a calcio con i pulcini. Il mio sogno era quello di vedere il Parco dei Principi. Lì vicino c'era però anche l'infrastruttura del Roland Garros. Una bella occasione per scoprire qualcosa di nuovo. E, forse, anche per provare un'attività sportiva che non conoscevo affatto. Me ne sono subito innamorato. Diciamo che in quell'oretta in cui ho preso in mano per la prima volta la racchetta, è scoccata la scintilla. Una volta tornato in Ticino, ho messo in un angolo il pallone. Avevo fatto la mia scelta».

Il primo insegnante

Una scelta convinta, tanto che con i suoi genitori Rémy è andato a Cadro, dove aveva visto un maestro che dava lezioni ad una ragazzina di dieci anni. «Leonardo Mingoia è stato il mio primo insegnante, quello che mi ha trasmesso l'entusiasmo per questa disciplina. Dagli otto anni e mezzo fino ai dieci ho seguito i suoi corsi. Io avrei continuato con lui, del quale tra l'altro sono tuttora amico, ma mi ha fatto capire che per fare veri progressi avrei dovuto scegliere un nuovo insegnante. Per circa un anno sono andato da Giacomo Paleni a Saronno. I viaggi erano lunghi, le spese elevate. Così, dopo circa una stagione, abbiamo pensato che fosse meglio trovare un circolo più vicino a casa. Per sei anni, dai 12 ai 18, mi sono allenato a Pregassona, sotto la guida dei fratelli Livio, Giovanni e Matteo».

Da Milano a Gallarate

Da Pregassona Bertola è ripartito alla volta dell'Italia per altri due annetti. «Sì, stavolta a Parabiago. Il maestro era Mauro Arnone con il quale avevo fatto un ulteriore salto di qualità. Ma dai vent'anni fino ad oggi mi sono affidato a Fabio Chiappini e al preparatore atletico Sergio Cominelli. Prima che comparisse il COVID-19, la mia base era a Milano. Poi ci siamo trasferiti al circolo Le Querce di Gallarate».

Quando è scoppiata la pandemia il tennis agonistico, come tanti altri sport, ha dovuto fermarsi. Come descrive Rémy il periodo in cui non ha potuto giocare e allenarsi?

«Per oltre un mese, visto che erano state chiuse le frontiere, in pratica non ho mai visto Chiappini. Il periodo, devo confessarlo, per me è stato piuttosto difficile. Penso al fattore psicologico, ma anche e soprattutto a quello finanziario. Ne ho approfittato per mettermi a disposizione del circolo al quale sono legato in Ticino, quello del Campo Marzio. Ho dato lezioni ai soci. E in quel periodo senza tornei e di vacche magre, per mia fortuna ho anche potuto guadagnare qualcosa. Lì ho tanti amici. Tra questi, in particolare, l'attuale presidente, Lorenzo Cattaneo. Quest'ultimo mi ha sempre aiutato moltissimo. Tra noi c'è una vera amicizia. Anche in questi giorni, a Caslano, segue dalla tribunetta ogni mia partita. Spero che si diverta».

Il tabellone principale

Per Rémy Bertola, unico ticinese che è riuscito a qualificarsi per il tabellone principale del torneo da 15'000 dollari, questa è anche l'occasione per rifarsi dopo un periodo tutt'altro che gratificante sul piano agonistico.

«Beh, la prima fase del periodo caratterizzato dal coronavirus per me è stata davvero difficile da gestire. Nessun torneo a livello nazionale e internazionale. E, soprattutto, poche, pochissime entrate. Avevo una gran voglia di riprendere la vita normale di uno che pratica sport a livello professionistico. Per fortuna, a metà giugno, almeno alle nostre latitudini, la situazione sul piano sanitario era migliorata, tanto che ho ripreso ad allenarmi seriamente. Ho giocato il torneo organizzato a Cadro dalla famiglia Margaroli. Poi ci sono stati gli Interclub, sia in Italia che in Svizzera».

Gli Interclub

Per quanto riguarda quelli elvetici, Bertola ha dapprima difeso i colori di Ginevra (LNA) e, proprio a partire dallo scorso fine settimana, quelli del Lugano 1903 (LNB).

«Abbiamo debuttato con un successo a Neuchâtel (5-4). Una vittoria gratificante, che conferma quanto sia buona la sinergia tra l'Associazione regionale Tennis Ticino (ArTT) e il TC Lugano 1903. L'obiettivo è quello di disputare un campionato di buon livello. Proveremo a raggiungere quello che ci siamo proposti di fare anche se l'impatto finanziario del COVID-19 ha ridotto il budget finanziario a disposizione. Questo permette comunque alla squadra guidata da Giovanni Livio di dare spazio a rotazione ai migliori giocatori del Canton Ticino senza il supporto, come in passato, di elementi provenienti dall'estero. Sabato la squadra debutterà in casa, sui campi di via Maraini a Pregassona a partire dalle 12.00. Di fronte ci saranno i giocatori del Tennis Club Thun».

Difficile emergere

Tornando al torneo di Caslano, qual è il giudizio di Bertola sull'evento in corso?

«È difficile emergere. Il personaggio di spicco di questo appuntamento era il brasiliano Thomaz Bellucci, che però è subito uscito di scena, battuto da un francese. Questo dimostra che il livello di gioco è piuttosto elevato. Anche un giocatore che qualche anno fa si è ritrovato a ridosso dei primi venti del ranking mondiale, non ha vita facile contro tennisti che ruotano fra la 300. e la 500.esima posizione nel ranking. C'è molta concorrenza e ci sono soprattutto tanti giovani ambiziosi. Quanto a me, sono contento di aver trovato posto nel tabellone principale. È un buon momento. D'altra parte arrivavo da un successo tonificante ottenuto a Sanremo».

Il torneo di Klosters

Quali saranno i prossimi impegni di Bertola, che nel ranking elvetico figura attualmente all'undicesimo posto?

«Le occasioni per giocare tornei, oltre agli Interclub, purtroppo non sono tantissime. Neppure in Europa, dove la situazione sanitaria è decisamente più tranquilla rispetto a quella che c'è in Asia oppure in America. La mia idea sarebbe quella di andare a giocare la prossima settimana a Voghera. Ma non è ancora certo. A metà settembre ci sarà invece il torneo di Klosters, una prova dotata di 25'000 dollari nella quale mi piacerebbe davvero poter confermare il mio buon livello. La mia passione per il tennis, nonostante il momento delicato, è sempre grande. Sono pronto ad affrontare nuove sfide. Sia in Svizzera, sia all'estero».

A cura di Raffaele Soldati

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