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15.01.2016

Intervista a Giorgio Ciocca

a cura di Lisa Canova. Abbiamo il piacere di pubblicare l'intervista che ci è stata rilasciata da Giorgio Ciocca, studente, giocatore e arbitro internazionale.

Giorgio Ciocca, 23 anni, raccontaci chi sei e cosa fai nella vita?

Sono studente presso l'Università di San Gallo, dove mi sono laureato in Economia Aziendale l'anno scorso. Al momento sto seguendo il Master in Banking and Finance. Inoltre lavoro part-time come assistente di un professore dell'Università di San Gallo.

A quando risalgono i tuoi primi passi nel mondo del tennis, prima da giocatore, poi come arbitro?

Ho iniziato a giocare da piccolo, ma solo ogni tanto visto che praticavo altri sport. Poi in prima media ho iniziato a giocare a livello agonistico, cosa che ho fatto fino alla fine del liceo, disputando diversi tornei in Ticino e nel resto della Svizzera. La passione per l'arbitraggio nasce però parallelamente alla mia attività di giocatore. A 9 anni ho iniziato come raccattapalle al Challenger di Lugano, attività che ho continuato per alcuni anni. Poi mi hanno chiamato come giudice di linea, direi intorno ai 13-14 anni. Quando avevo 16 anni, quindi al momento dell'ultima edizione del Challenger di Lugano, sono venuto a sapere che cercavano un arbitro di tennis per alcune competizioni in Ticino. Sono dunque andato a Bienne per ottenere il brevetto SwissTennis. Da quel giorno tutto è andato molto veloce. Mi sono dapprima ritrovato ad arbitrare in LNA, alcuni tornei internazionali giovanili, poi alcuni futures, ecc. Subito dopo aver superato la prova di SwissTennis sono stato selezionato come giudice di linea per il torneo ATP di Gstaad; poi sono stato introdotto in altri tornei, come Basilea, Rotterdam, Monte-Carlo. Ho inoltre arbitrato diverse partite di Coppa Davis e FedCup in Svizzera.

Cosa ti ha spinto a lasciare il mondo giocato a favore del tennis arbitrale?

A dire il vero non ho lasciato il tennis giocato a scapito dell'arbitraggio. Gioco sempre a tennis e sono attivo in una squadra Interclub, anche se gioco molto meno di prima, questo sì, ma forse più per motivi di studio/lavoro. Visto che ho sempre giocato a livello regionale, non c'è un vero conflitto di interessi nel giocare Interclub in Ticino in una lega regionale e poi arbitrare in serie A. In tutti i casi chiaramente l'arbitraggio ha ridotto molto la mia attività di giocatore che pratico al momento per puro divertimento. 



Che impegno comporta essere arbitro?

L'impegno è di sicuro importante. Vivendo in Ticino ciò implica frequenti trasferte in Svizzera tedesca o francese. Quando andavo al liceo ci dedicavo molti weekend, a volte anche a scapito di feste o serate con amici. Bisogna essere molto disponibili per farsi conoscere in questo mondo. Inoltre per poter avanzare bisogna arbitrare il più possibile, per questo motivo è importante fare più esperienza possibile. Un torneo ATP, ad esempio, dura 9 giorni. Ciò implica più di una settimana di assenza dall'università o dal lavoro, e per questo motivo a volte mi è difficile combinare tutto. Per noi ticinesi un altro problema è la lingua: sapere lo svizzero tedesco o essere lingua madre tedesca o francese aiuta considerevolmente la comunicazione dell'arbitro sia con giocatori, sia con colleghi. Noi ticinesi abbiamo però il vantaggio di parlare un pochettino di tutte le lingue nazionali e questo può essere un vantaggio alcune volte. Devo dire che a SwissTennis sono molto gentili con noi ticinesi, mi hanno aiutato tutti fin da subito.

Il compito di un giudice di linea è spesso molto difficile. Palline che viaggiano a oltre 100 km/h, la consapevolezza che una chiamata personale errata possa irritare i giocatori e di conseguenza aumentare ancora di più la tensione sul campo da gioco. Come riesci sul piano emozionale a gestire queste situazioni?

Si, è vero. Per gestire queste situazioni bisogna fare esperienza e soprattutto partire dai tornei di categoria più bassa, come un future o un challenger, e pian piano salire a competizioni più importanti. L'esperienza insegna a gestire le situazioni di tensione, perché un po' di tensione c'è sempre. In questo modo si riesce a gestire meglio la pressione della partita. Sappiamo benissimo che una decisione può cambiare la partita, ma allo stesso tempo cerchiamo di concentrarci senza pensare alle conseguenze di un errore. La decisione è talmente veloce che non hai tempo di pensare. Direi che si tratta di una reazione che si migliora con il tempo e con il numero di match arbitrati. L'importante insomma è essere concentrati sul gioco e non pensare al resto.

Quale è la strada da seguire per arrivare dove sei arrivato tu adesso ed eventualmente ancora più in alto?

Come detto, l'esperienza è fondamentale nel mondo dell'arbitraggio. Un'ottima base è il corso di arbitraggio di SwissTennis dove si impara a gestire le regole di base (purtroppo il corso è offerto solo in tedesco o francese). Ottenuto il brevetto di base si può iniziare ad arbitrare. Tutto dipende dal singolo arbitro: se si dimostra capace e disponibile si può arrivare abbastanza velocemente a tornei di livello internazionale, ad esempio tornei junior. Il brevetto SwissTennis non è invece necessario per fare il giudice di linea. Per essere selezionati ad un torneo bisogna però essere conosciuti o come giudice di linea di esperienza, o come arbitro. Per questo motivo consiglio vivamente il brevetto di arbitraggio, altrimenti le possibilità di raggiungere tornei importanti sono molto basse.

Io ho raggiunto il secondo livello di arbitraggio nazionale, chiamato "SwissTennis Silver Badge". Il prossimo passo sarebbe l'esame di arbitro internazionale "ITF White Badge". Al momento però preferisco concentrarmi sugli studi accademici che prendono già gran parte del mio tempo, ma non è escluso che un giorno possa continuare sulla strada internazionale. Poi, per andare ad arbitrare su sedia i tornei più importanti bisogna essere arbitri almeno semiprofessionisti, ciò significa un impegno di molte settimane durante l'anno dedicate al tennis, un lavoro insomma.



Una volta terminati gli studi…?

Chiaramente non sto studiando all'Università di San Gallo per fare l'arbitro di tennis. Per me l'arbitraggio rimane una passione, un qualcosa che pratico molto volentieri nel mio tempo libero, non lo vedo come un vero lavoro a tempo pieno. Ma in futuro ho intenzione di continuare ad arbitrare, almeno come giudice di linea. Ho conosciuto tante persone in questi anni; ci conosciamo tutti molto bene e siamo come una piccola famiglia, davvero un bellissimo ambiente, sia dentro, sia fuori dal campo.

La partita più bella che ricordi in qualità di giudice di linea?

Credo che non dimenticherò mai le semifinali di Davis tra Svizzera e Italia. È stato un weekend incredibile, vi erano quasi ventimila persone sulle tribune, tra cui diversi amici e famigliari. Si sentiva la tensione nell'aria già alcune ore prima della partita. Se non mi ricordo male ad un certo punto gli spettatori si muovevano talmente tanto da mettere fuori uso per alcuni istanti le telecamere dell'hawkeye, non avevo mai visto un ambiente del genere.

Un'altra partita molto emozionante è stato il Match for Africa 2 tra Federer e Wawrinka. Vedere questi due campioni sfidarsi in un clima di festa e con scopo benefico è stato davvero speciale.

Per concludere, come in parte già anticipato, quali sono le tue aspirazioni nel mondo del tennis e nella vita personale?

Al momento mi concentro sugli studi accademici che sto seguendo nel settore della finanza, e un giorno spero di trovare lavoro in questa industria. Ovviamente sono molto legato al mondo del tennis e dunque spero di rimanerci il più a lungo possibile. Sarà il futuro a dirmi in che veste, al momento continuo molto volentieri nel settore dell'arbitraggio.

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